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Una cosa è certa. Non esiste alcun collegamento tra l’utilizzo dello zaino e la comparsa di malattie della colonna vertebrale in età scolare.

Indubbiamente uno zaino troppo pesante può causare affaticamento e mal di schiena. Questo potrebbe essere dovuto principalmente ad una questione di postura. Ma è anche vero che il tempo in cui effettivamente viene portato sulle spalle è limitato a 20, massimo 30 minuti nell’arco della giornata.

In realtà, la postura di un individuo (corretta o scorretta che sia) è il risultato di posizioni e atteggiamenti ripetuti e mantenuti a lungo nel tempo.  Sì, possiamo anche dire che l’utilizzo prolungato dello zaino rientri tra le cause del mal di schiena, ma solo in piccola parte e generalmente in modo trascurabile.

Quindi, manteniamo la calma! Perché il più delle volte, i fastidi che avvertono i nostri ragazzi non sono dovuti ad una patologia vera e propria. Possono essere semplicemente la conseguenza di comportamenti scorretti, facilmente rimediabili.

Questo  – e molto altro –  è ciò che emerge dall’originale opuscolo elaborato dall’Associazione Italia Fisioterapisti , intitolato “La schiena va a scuola: prime regole per rispettarla”. Una semplice guida rivolta a genitori e insegnanti per la prevenzione delle problematiche muscolo-scheletriche  che possono insorgere nei banchi di scuola.

bambina che gioca

Mens sana in corpore sano

Avrai sicuramente sentito parlare di sviluppo psico-motorio.

I ragazzi, in età scolare, sono nel pieno del loro sviluppo sia fisico che mentale: mente e corpo si influenzano a vicenda. Un fisico attivo è in grado di incrementare e ottimizzare il lavoro intellettuale.  Viceversa, una mente vivace non può escludere una regolare attività motoria.

Sfortunatamente nella maggior parte delle realtà scolastiche, l’insegnamento si basa quasi esclusivamente su metodi passivi, come la lezione frontale. E’ chiaro che questo non aiuta né il corpo, né la mente. Con tutte le conseguenze del caso.

Cosa fare a questo punto?

Purtroppo il frequente utilizzo di dispositivi elettronici (come il tablet) ma anche l’eccessiva mole di compiti che vengono assegnati, fanno sì che i ragazzi rimangano inattivi anche quando tornano a casa.

Situazioni di questo tipo andrebbero perlomeno limitate e sostituite da un’attività sportiva regolare,  volta possibilmente a migliorare il controllo e la coordinazione muscolare, fondamentale per prevenire o risolvere eventuali problemi di schiena.

Allo stesso tempo, l’istituzione scolastica dovrebbe incentivare epromuovere il valore del movimento e dello sport, cominciando da un’attenta programmazione motoria.

L’educazione fisica, intesa anche come momento ludico (soprattutto per i più piccoli) è infatti l’occasione ideale per sviluppare le capacità di relazionarsi e per acquisire buone abitudini da mantenere per tutta la vita.

bambina che gioca all'aria aperta

L’altro aspetto cui fare attenzione è la postura. Una postura seduta scorretta può incidere negativamente sull’apprendimento, oltre a determinare alterazioni muscolari.

Pertanto, è fondamentale che il banco e la sedia siano proporzionati e rispettino le misure di chi li utilizza. Problematiche come il “dorso curvo” potrebbero essere proprio la conseguenza di una postura scorretta (il tratto dorsale della colonna si flette eccessivamente in avanti ), dovuta ad una sproporzione esagerata tra la dimensione della sedia e quella del banco di scuola.

La fase di sviluppo è anche una fase di adattamenti posturali  – dettati da fattori biologici, psicologici e sociali – che possono incidere negativamente sulla salute della colonna vertebrale. Ecco perché è bene tenere sempre sotto controllo la situazione della schiena dei nostri ragazzi.

ragazzo che scrive seduto in classe

Cos’è la scoliosi

La scoliosi è una patologia che consiste nella deformazione tridimensionale della colonna vertebrale. Nella maggior parte dei casi, la causa sembra essere determinata da un insieme di fattori, principalmente di tipo genetico.

In termini tecnici, è un “dismorfismo” (=deformità) che va distinto dal semplice atteggiamento scoliotico. Quest’ultimo, infatti, rientra nel gruppo dei “paramorfismi”( =scorretto atteggiamento posturale) e non essendo una malattia, è correggibile con dei semplici provvedimenti.

Ma come facciamo a capire se ci troviamo difronte ad una patologia?

Eseguendo questi tre semplici test, è possibile mettere in luce delle anomalie che potrebbero indicare la presenza di scoliosi.

Valutazione del gibbo:

il ragazzo si piega in avanti fino a toccare i piedi, tenendo le ginocchia dritte. In sequenza, prima china la testa, poi flette le spalle e il tronco. In questa posizione è possibile evidenziare un eventuale “gibbo” ovvero una sporgenza localizzata a sinistra o a destra della colonna vertebrale. La presenza del gibbo potrebbe essere indice di scoliosi.

Valutazione del triangolo della taglia:

il ragazzo è in posizione eretta con le braccia rilassate adiacenti al corpo. Dobbiamo a questo punto osservare  lo spazio racchiuso tra il profilo del fianco e il lato interno del braccio. Se i due “triangoli” hanno una forma diversa tra loro, anche in questo caso, potrebbe essere un segno di scoliosi.

Valutazione dello “strapiombo”:

utilizzando un filo a piombo, si individua innanzitutto la parte più sporgente dell’ultima  vertebra cervicale. Facendolo cadere da questo punto, il filo dovrebbe attraversare precisamente il solco tra i due glutei.  Se così non fosse, metterebbe in evidenza lo spostamento del tronco da un lato, quindi una probabile scoliosi.

bambino seduto che legge un libro

Questi tre test possono essere in un primo momento eseguiti dal genitore o dall’insegnante. Nel caso si dovesse riscontrare qualche anomalia, è tuttavia necessaria una valutazione del pediatra e un eventuale controllo specialistico.

Indubbiamente ogni fase della crescita presenta un tipo di sviluppo diverso, a cui possono accompagnarsi problematiche diverse. Se abbiamo qualche sospetto, una valutazione e una diagnosi precoce sono indispensabili per ridurre al minimo l’entità di una eventuale patologia.

Fonte: AIFI (Associazione Italiana Fisioterapisti)”

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